venerdì 28 novembre 2008

dai ma che neve c'è?
non si vive.

martedì 25 novembre 2008

oggi mi sento la febbre.

stupido inverno.

domenica 23 novembre 2008


bisogna godersi tutto, soprattutto le piccole cose.


probabilmente per questo non mi angoscia più l'infelicità o l'attesa della felicità o la fine dell'effimero benessere. tutto gira, anche le palle.

tutto gira, come la ruota.

ta ta ta ta cento.


sto bene, prima o poi facciamo jackpot.


probabilmente l'adrenalina mi dà problematiche relative al gioco d'azzardo ma non ancora a livelli diagnostici da dsm V. dai in fondo oggi è soleggiato, sono sul balcone e guardo che non c'è in giro nessuno.


sovrappopolati e isolati. non c'è posto per nessuno e riusciamo a stare soli, per poi sentirci telematicamente meno single e fisicamente non oppressi.

questo mondo farà anche schifo in quanto a mantenimento positivo di relazioni sociali ma tecnicamente non è poi così lontano dalle mie patologiche modalità di interazione.


ti voglio ho bisogno ma stai lì.

che a pressarmi ci vuole un attimo.


sono la classica utente media.

o la classica persona media.

che poi in realtà non lo è nessuno, quindi ricado come una pera nel cutoff del critico.

malata dall'esser me stessa.


piacevole.

oggi ho il naso freddo.

e le mani gelate.


ma in fondo non si può voler tutto.

per una volta che non ho problemi nella neurotrasmissione non chiediamo altro. ipotalamo thank you.

però my dear brain, se mandi una scarichetta di caldo agli estremi te ne sarei grata.

mercoledì 19 novembre 2008

sto facendo tutto quello che è in mio poter, eppur non s'ode soddisfazione nel profondo dell'animo.

quell'aura di globale insoddisfazione nonostante continui a metter sempre più carne al fuoco.

quel saper di rischiare di far diventare brace tutte queste costine.


lavoro ok. bellissimo.

master boh, sto aspettando notizie e chissà.

mondo ok, vedo gente, faccio cose.


effimera soddisfazione di un minuto nel quale mi dico eih bella anticonvenzionale ci stiamo divertendo che già è diventato banale clichè modus operandi già visto.


mi sono vista ritornare sui banchi di scuola, ho pensato di iscrivermi a qualche corso.

ma a parte la domanda come quando con che soldi che sono poi tre domande, mi ponevo la domanda principale del perchè non mi basto mai?


sono una sanguisuga con me stessa, mi occupo giorni ore minuti secondi nel fare mille cose, come se non si dovesse smettere mai, e se non smetti mai non sei mai stanca e se non sei mai stanca puoi fare anche altro.


ma la soddisfazione quando arriva?


ai trenta?

dio manca ancora un sacco.


chi mi rapisce?

voglio un weekend di foto, silenzi e.



datemi motivazioni vere.

che le soddisfazioni dovrebbero arrivare, maybe.

o almeno ci avrei provato.

domenica 16 novembre 2008

andare a ballare al leoncavallo la drummmandbaissse come i teen, versarmi chupiti in testa, saltellare, tornare a casa all'alba con gli uccellini che fringuelllllano dopo un panino alla salamella. e oggi stare in coma sul divano.


niente di nuovo.
avrò sempre quindici anni. un bene.
una condanna.

giovedì 13 novembre 2008

sono felice.

stamattina mi sono svegliata e sono felice.
non capitava da un po'.


niente.
era solo per dire.

lunedì 10 novembre 2008

non sento freddo. non sento caldo.
non sento.

corro affannata senza respiro per capire vorticosamente cosa sto per fare.
cazzo è un passo.
cazzo se lo faccio è un salto.

e se mi tenessero?
io lo voglio questo salto. oh si.

mi si apre un cielo sereno dopo il temporale.
anna è la mia risorsa per tutto, di sorrisi, di momenti, di felicità.

è anna.

che poi ho mille altri pensieri ma sto seguendo solo me stessa.
io sono felice, io sorrido, io voglio il master.

mi spiace, mi sento in colpa se il mondo sta male, se sembra che, come uno spalaneve vago inconsistentemente a fare razzia sui cuori altrui.

io sto solo seminando il mio futuro. e ci vedo me.

non posso più mentirmi se acclamo l'esigenza di amarmi. e non voglio più certe cose, non mi sento più altre cose.
eliminami, ma è solo la scelta più semplice.

ti ho voluto bene, te ne voglio, ti ho amato. ma amo anche elena. e lei ora ha bisogno di me.
il mondo gira intorno a me, lo dice anche la vodafone.

preferisco non mentire. o forse, non sarei in grado di farlo.

sabato 8 novembre 2008

si vabbè ho dei capelli che what a orrible hairstyle.

per il resto si prosegue su un binario casuale.
ma cazzo, ora l'idea del master?

faccio quello e rimando la scuola?
urge colloquio con anna.

venerdì 7 novembre 2008

suora o cocainomane. od entrambe.

io ho una memoria particolarmente fallimentare, punto sveglie, faccio foto, scrivo post it, rimuovo tanto.

mi chiedo perchè.

e poi ricordo minchiate colossali tipo che a 16 anni ascoltavo il lunapop tornando da cuba mentre tenevo nella mano il fidanzatino di allora sull'aereo.
o tipo che cristian l. in prima liceo chiamò charlie il calorifero.

non ho ricordi poi su cose importanti.

ma non voglio pensarci. sono in decisione scuola di specialità ma non so dove troverò quella valanga di soldi. sotto i funghi? sotto i cavoli?

vendendo funghi e cavoli che avrò raccolto nel mentre della ricerca di denaro?
effettivamente mi pongo domande di un certo livello che domani avrò dimenticato.
devo rinnovare la carta d'identità cosa che ovviamente mi lascia basita.


fototessere, l'incubo dei tempi moderni. cmq farai in modo di venire fuori con un volto che ogni persona che la vedrà non ti possa prendere per il culo, risulterai cmq o con una faccetta da neocatecumenale pre clausura oratoriale per l'avvento o da tossica probabilmente spacciatrice.

a me ultimamente esce la seconda.


forse ho trovato il modo per pagarmi la scuola.


(testando farmaci, ovviamente).

mercoledì 5 novembre 2008


oggi mi manca anche raf. oggi piove.


oggi se qualcuno mi indicasse la luna la guarderei e non mi soffermerei sul dito. anche se di solito osservo le mani.

oggi mi sento bene.


anche se, sta pioggia rovina qualsiasi mia idea di gita.


dovremo avvisare il toso che non riusciremo a vederlo nemmeno questa volta. deve essere destino (o punizione divina) che io resti lontana da venezia.
let's work.


lunedì 3 novembre 2008

ho pensato che vorrei un cane. che mi porterei a casa un altro cane. mi porterei a casa oliver.
ma lo vorrei in camera.

ho fatto i compiti con mio cugino e mi sono dilettata a spiegargli musica.
dopo mi ha illuminato lui su qualche minchia di editto bizantino.
dio mio, la storia nella mia mente ha dei buchi enormi.

i miei neuroni hanno smesso di giuocare alla giuostra medievale e, messe via le alabarde ora danzano e cantano ubriachi mangiando cinghiale (trasmutazione probabile della pasta al forno che c'era per cena).

mi sento le mani fredde, mi sento i pensieri rallentati.

oggi leggo cose, sono andata dal dentista.
mi sono messa come una pirla a oreno seduta su una panchina bagnata, a fumare una sigaretta osservando il mio cellulare, spento per terra.

volevo saltarci sopra.

tanto non ho nemmeno soldi dentro.

ho pensato vorticosamente che quando piove guardo in alto e apro la bocca. devo essere o quantomeno sembrare molto sciocca.
ma stupido è chi lo stupido fa.

forse nella vita non si è stupidi. si fanno gli stupidi. si fanno stupidate ma se nel mentre non sembrava una stupidata non è una cosa da stupidi e quando concretizzi che lo era non sei più il pensante non pensante agente che compì una stupidata ma solo l'evoluzione consequenziale della stronzata che non avrebbe potuto trarre tale conclusione se non a stronzata avvenuta e quindi impossibilmente esistente in caso di non attuazione della stessa.

in pratica, il mondo continuerà a girare.

o magari prima o poi smette.
saltiamo tutti insieme nello stesso senso e facciamolo ripartire.

anna è tornata al lavoro. è stato bellissimo vederla :)
primo giorno di consapevolezza.
agli occhi fu nausea.

mi sono imposta di pensare ai perchè, che ieri sembravano così chiari, e non li trovo.
mi sembra assurdo, mi sembra di vivere nella nebbia.

oggi non penso, effettivamente la costante del pensiero è inversamente proporzionale al benessere.
la maggior parte dei pensanti arguti pensatori quando scopriva qualcosa si buttava nella spirale depressivo suicidaria. a parte comte credo. ma lui era un positivista.

che poi anche lì.

ho sempre pensato a leopardi quando mi sentivo così. e pensare che per lui era una costante. porello. chi gliel'ha fatto fare. però vabbè, sto divagando.

mi verrà la gobba come la sua?

basta, stanno già tornando le soluzioni palliative.
che non sono abuso di sostanze pesanti e di alcool.

semplicemente andiamo al lavoro.
che quello mi aspetta.


mi manchi, ma è normale sia così.
ti voglio bene.

ma ora elenina deve camminare da sola.
per la nausea mi attaccherò un sacchettino di carta davanti.

domenica 2 novembre 2008

fa un fottuto male. mi sembra mi sia passato sopra un trattore.
mi voglio sentire morire più di così.

non era questo il mio sogno, non volevo trovarmi per l'ennesima volta ad arrancare contro me stessa nel dolore.
non volevo sapere di poterti perdere.
non credevo potesse succedere.
e ancora non mi sembra perchè torno a casa e quelle cazzo di foto sono ovunque.

ho strappato, urlato, pianto.

ho corso da una parte all'altra della stanza cercando gli spigoli per fendermi l'anima.
il male è in ognuno di noi. e in me più che mai.
sento stanco il sangue delle mie ferite colare come da una clessidra come non ci fosse modo di metterci un tappo.

era l'unica via. l'unico modo per riprendere in mano me,
dovevo dirti basta.
dovevo dirti stop.
ma ogni pensiero porta a quello che è stato, ogni cosa riprende a tessere su un cazzo di dipinto non finito.
non ci sono soluzioni se non questa, per ora. perchè io ero tirata trasandata liquefatta senza spina dorsale strisciante.

ora posso solo cercare di risalire dall'apnea e respirare. fa un male boia ma devo.
punto.

scusami.
perchè l'amore non dovrebbe fare così male.

ma elena non ce la faceva più. quando stai soffocando devi solo cercare di salvarti.

che schifo.

sabato 1 novembre 2008

sono un mostro. un vorace e verace mostro senza senso.
un mostro inconsapevole di esserlo, come quei mostri che vedi in tv e dicono ma mica lo sapevo di essere un mostro. io forse lo sapevo, ma non credevo di poterlo essere forse così tanto.
sono un mostro e strappo pezzi miei e di altri per fare un calderone casuale di sentimenti incomprensibili per bere tutto insieme a mò di pozione e dirmi che poi non è male.
sono un mostro perchè faccio male a chi voglio bene e faccio peggio a chi non conosco, sono un mostro perchè non credo di avere logica in tutto questo.