lunedì 30 giugno 2008

voglio piangere per trovare un senso.
voglio la notte del due agosto su un balcone in venice a fumare wiston blu.
voglio capire perchè sono così malfatta da ritenermi perfettamente funzionante.
voglio baci del centro che voi non potete capire se non sono quelli di mattia a.
o anche di gaia r. che effettivamente oggi mi ha lanciato un ti amo che nemmeno un limone tirato a caso avrebbe avuto la stessa intensità.

voglio solo poter essere come sono se capissi cosa sono davvero. voglio non avere momenti di stallo.
voglio essere felice quando la mattina so di andare a massacrarmi.

quantomento essere soddisfatta come quando dico f. vieni qui gioia.

saltimbanco teatrale di una gara di domande.

mercoledì 11 giugno 2008

evacuate venezia. lasciatemici andare.
vi dirò tutti i suoi difetti.
non ce la posso fare.

dio. non abbiamo più una sede centrale per il nostro delirio.
ci facciamo assumere come fantasmi?
non vedo alternative.

domenica 8 giugno 2008

e mentre sogno di avere una borsa per la spesa da riempire alla coop di piazzale roma, penso ai vaporetti la sera, all'imob, a san francesco della vigna e alle sue sagre, al non sentire rumori di macchine, alle navi da crociera che passando davanti a san marco rendono venezia un puntino, ma un puntino di quelli dove ti siedi a gambe incrociate e sai che nessun altro puntino è tanto accogliente.

un puntino con la frittura di pesce fatta al momento, un puntino aperol e bianco con ghiaccio, un puntino che si mischia nel tutto del niente, che la gente si siede a piedi nudi in santa marghe.
che la gente compra libri nella libreria dei gatti dalle gondole e se ti fermi, in certi posti non c'è che il silenzio.
negozi dei barbapapà tra le cose per le barche e messaggi attaccati ai muri, writers quasi sacrileghi lungo i muri di chi prima di noi, aveva capito quella città nel suo essere immutevole e moderna.
venice.

dio, se non è amore questo.


giovedì 5 giugno 2008

scappa fuggi corri

lasciatemi nel mio niente, ora

sento incessantemente un tum tum dentro come se avessi un martello pneumatico nella testa.
deve essere l'aspirina che non fa effetto.
sento scadenze, cose da fare, da dire, da organizzare

una trottola impazzita

fermatemi che se scoppio implodo e divento un buco nero.
non ho tempo per guardare se le stelle diventano un buco nero prima o poi ma cosa c'è dietro un buco nero come si fa a non saperlo dai ci vado io a dare un'occhiata.
mi offro volontaria.
mandatemi.

dall'altra parte per me ci sono io con un appartamento a canareggio mentre bevo spritz già laureata con un cane bavoso che raccolgo 100 euro alla gastone dal pavimento.

ok, lascio i cento euro, ma il resto secondo me i buchi neri lo fanno.

io non ne posso più, ho mal di testa, sto impazzendo, datemi qualcosa da fare che non sia socializzare.
chi scrive il dietro dei libri?
voglio fare quel cazzo di lavoro.

lunedì 2 giugno 2008

cazzo. l'ho scritto nel 2004. ero già un mostro?

"sono come un gatto. forte e indipendente. ma cmq domestico. una bella testa di gatto. forse troppo selvatica per una vita normale, ma poi, non conoscendo il significato di normale, non credo sia poi così male. ho bisogno di una casa, si, di qualcuno che mi voglia bene, che mi coccoli, che mi faccia sentire che sono importante; dall'altra parte però voglio essere lasciata stare, sola, nel mio girovagare irrequieto verso il non so dove, alla scoperta di qualcosa che sia mio, senza impicci altrui. questo, niente più. vago senza sosta nell'instancabile alternarsi di esperienze e non voglio i bastoni tra le ruote. non voglio essere capita a volte. altre volte esigo l'esatto contrario. simultanea comprensione senza domande. sono un gatto e graffio. faccio male, di quei graffietti che non t'accorgi d'avere finchè non bruciano e poi ti rendi conto che ci sono. e li faccio anche per gioco, stronzaggine o chissà perchè.. non giustifico il mio modo d'essere. solo chiedo di essere capita. e so che non è facile. quindi se non se ne ha voglia non aspettate a scappare.via. meglio per voi. capitemi. come i gatti appunto, perchè nessuno si chiede il perchè del fatto che ogni tanto prendono, vanno via tre gg e poi se ne tornano come niente fosse. e io faccio così. mi eclisso, vivo un po' per i fatti miei e poi torno. ma non voglio che mi si chieda nulla. perchè ci si deve fidare. che se qualcosa va male sarò io la prima a dirlo..non sono orgogliosa da non sfogarmi. solo sono io che ne devo sentire l'esigenza. ma non pressatemi. perchè altrimenti sono capace di non tornare più solo per il gusto di una banale ripicca. pochi mi capiscono e sanno come prendermi sotto questo punto di vista. amici che sanno quanto ho bisogno di essere invitata fuori almeno dieci volte prima che dica sì e che sa anche quando non c'è storia di tirarmi fuori dal mio mondo. c'è invece chi sto facendo soffrire per questo mio modo di fare. purtroppo è solo con l'abitudine a sopportarmi che ci si sta male di meno. perchè io sono così. ne più. ne meno. miao."