sabato 9 aprile 2011

ci sono solo banalità quando si parla di vita e di morte, ci sono solo banalità quando si parla di cose gravi che succedono.
si, sono stanca, si.
si, sono snervata, si.

bevo un cappuccino a sorsi alterni, fino a che si fredda completamente ed il disgusto che provo nel buttarlo giù lo stesso, preso alle macchinette di sto posto nel quale non vorrei essere ora.

penso a te, che sei laggiù intubato, in qualche modo, con un tot di tubicini che ti escono dal naso.
penso a te che se qui ma devi sbatterti per rimanerci, che noi non ti si può dare mica una mano.
penso a te, e a sto schifo di mondo, che ti mette lì, fermo immobile in balia di scelte non tue non nostre non di certo di un dio che non guarda cosa fa.

penso a quello che sono qui a pensare, nauseata da incubi e da paure, da sottili attese che un cellulare che vibra un attimo mi manda un brivido giù lungo la schiena e penso anche a quando stronza sia nel mettere sempre la mia vita lavorativa davanti e i miei affetti dietro, così da dire sempre gli altri poi.
e ora mi dico, gli altri quando.

penso che vorrei venire a scuoterti, a dirti cazzo cugi, muoviti, alzati, fai qualcosa, ripigliati cazzo.
vorrei prenderti a sberle se potesse servire.
vorrei potermi dare delle ragioni, perchè fondamentalmente non ne trovo e non ne voglio trovare.
perchè se questo fosse il giusto mi farebbe schifo. e già mi fa abbastanza schifo così.

i pensieri si sono sciolti in un grido di speranza quando ho visto la tua foto e mi si è sciolto il cuore. forza fra.
dai.


perfavore.

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